SUPPORTO ALLA GENITORIALITA'

Ci sono situazioni che possono innescare particolari crisi nel rapporto con il proprio figlio, tali da compromettere le risorse che solitamente hanno a disposizione. In questi casi, i genitori si trovano ad essere arrabbiati, impauriti, agitati. Possono tentare di essere autorevoli, cercando di educare e di reagire ma allo stesso tempo, ne può risentire la relazione con il figlio. Facilmente si può cadere nel circolo del giudizio, della critica verso i comportamenti del figlio, allontanandosi sempre più dalla comprensione reciproca. Il figlio a sua volta potrebbe chiudersi in se stesso o reagire in modo aggressivo.

Ed ecco che in queste situazioni di difficoltà a risentirne non è solo il rapporto con il figlio, ma anche la propria identità di genitore. 

Il sostegno alla genitorialità ha l'obiettivo di aiutare i genitori a comprendere la natura del disagio e di ripristinare la capacità di accedere alle loro risorse di madre e padre. Queste risorse sono, la maggior parte delle volte, già di per sè presenti. Occorre solo ripristinarle, riaccedervi e declinarle in modo nuovo rispetto alla situazione che si sta presentando.

Questo passaggio porta con sè, spesso, disagio, vergogna e paura. Comporta mettersi in discussione e questo è già il primo passo che i genitori sono chiamati ad affrontare.

SUPPORTO GENITORIALE A GENITORI DI ADOLESCENTI

Di solito, i genitori di un adolescenti chiedono aiuto se:

  • l'adolescente è in trattamento per difficoltà emotive e i genitori ricevono un sostegno parallelo. Questo intervento aiuta i genitori a scoprire nuovi modi di pensare il proprio figlio e di rapportarsi a lui per aiutarlo a superare proprio quei comportamenti che li preoccupa (aggressività, abbandono scolastico, ritiro sociale...);
  • il ragazzo non vuole ricevere un trattamento psicologico, in quel caso i genitori si "occupano del problema";

IN COSA CONSISTE UN PERCORSO DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITÀ

Il percorso di sostegno alla genitorialità consiste nel togliere quegli ostacoli che impediscono ai genitori di mettersi nei panni del figlio. A volte, possono crearsi delle rotture, soprattutto in termini di dialogo: verbale ma anche emotivo. Tentare di "guardare dentro" quella frattura, permette di far luce su aspetti che probabilmente non vengono presi in considerazione. 

Può accadere che i genitori abbiano interiorizzato un'immagine del figlio in cui lui stesso non si riconosce e questo ha come conseguenza che lui stesso pretenda di essere visto in aspetti di sè in cui si sente trascurato.

La manifestazione diretta è la quel comportamento di irragionevolezza, tristezza, rabbia che i ragazzi ripropongono in famiglia per evidenziare il loro problema. E' come se il ragazzo, mettendo in una posizione di difficoltà i genitori, chiedesse loro di sentirsi allo stesso modo in cui si sente lui e quindi di essere visto in altri bisogni che probabilmente non riesce ad esprimere oppure a riconoscere.

Tutto questo si ripete un'infinità di volte fino a che i genitori, cominciano a mettersi in discussione non solo come genitori, ma anche come persone. Questo è un passaggio delicato, doloroso e impegnativo.

La soddisfazione che ripaga questo lavoro a tratti faticoso, deriva dal riuscire a creare uno spazio mentale nuovo in cui ricollocare il proprio figlio, a ripristinare la comunicazione e a crescere come persone. 

Quando incontro dei genitori in difficoltà, tengo a mente una delle mie citazioni preferite:

"Diventare genitore non significa dover diventare perfetto. Non bisogna cercare di esser genitori perfetti o tantomeno aspettarsi che perfetti siano i figli. Il segreto sta nell'esser un genitore "quasi perfetto": cercare di comprendere le ragioni dei propri figli, mettersi nei loro panni, costruire con loro un profondo e duraturo rapporto di comunicazione emotiva ed affettiva. Saper essere coerenti, oltre che prevedibili, noi genitori dobbiamo essere noi stessi!"

Bruno Betteleheim


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